Bioenergia, cos’è e come produrre energia rinnovabile dalle biomasse

Vegetali, animali, microbiche: che differenza c’è tra queste biomasse e come producono bioenergia? Ecco quello che c’è da sapere su una delle tante risorse rinnovabili

Di Arianna De Felice

Dizionario della Sostenibilità - Pubblicato il 30-03-2023

Si sente parlare spesso di biomasse ma non sempre se ne conosce davvero il significato né come queste possano essere inserite tra le fonti di energia rinnovabile.

Per capire come le biomasse possono essere delle energie rinnovabili, bisogna, quindi, partire dall'etimologia della parola “Biomassa”. 

Il termine venne coniato nel 1931 dall’oceanografo Lev Aleksandrovich Zenkevich che col termine biomassa intendeva la "quantità di sostanza, in ambiente acquatico o terrestre, costituita da organismi viventi per unità di superficie o di volume". 

A darne una definizione più precisa, però è il decreto legge italiano (Direttiva 2001/77/CE e D.Lgs. 387/2003, modificati dalla Direttiva 2009/28/CE e D.Lgs. 28/2011) secondo il quale la biomassa è “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall'agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l'acquacoltura, gli sfalci e le potature provenienti dal verde pubblico e privato, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani". 

In poche parole, dunque, la biomassa è una materia di origine organica, vegetale o animale che viene appositamente trattata per essere utilizzata per produrre energia elettrica o energia termica, altrimenti nota come bioenergia.

Le principali biomasse

Ora che è più chiaro cosa si intende per biomasse, è bene precisare che non sono tutte uguali ma che, in base alla loro origine, ne esistono di tre tipi: vegetali, animali e microbiche

A queste si aggiungono anche le biomasse solide e liquide. Le prime sono quelle ricavate dalla manutenzione dei boschi, dall'agricoltura e dalle attività agroindustriali. Le biomasse liquide, invece, sono quelle che derivano dalla spremitura di semi oleosi o altre parti di piante particolari.

Biomasse vegetali

Le biomasse vegetali sono sicuramente tra le più utilizzate, anche se quelle animali stanno prendendo sempre più piede. Le biomasse vegetali sono soprattutto gli scarti provenienti dalle attività di agricoltura, di giardinaggio e di manutenzione dei terreni. Alcuni esempi possono essere il legno, le bucce di frutta e verdura, i noccioli, i torsoli e le vinacce.

Biomasse animali

Le biomasse animali sono gli scarti derivanti dall'allevamento di animali erbivori e, nello specifico, la tipologia più impiegata è il letame. Tra le biomasse animali, anche se è considerata una pratica controversa, rientrano anche le carcasse.

Biomasse microbiche

Infine, le biomasse microbiche provengono dal suolo e, in particolare, da elementi come lo zolfo, l'azoto, i microbi (da qui il nome), i batteri e i funghi.

Vantaggi e svantaggi

Grazie alle biomasse, dunque, si possono ottenere numerosi vantaggi. Il primo è che si riduce la dipendenza dai combustibili fossili dato che i materiali che sarebbero destinati allo scarto vengono riusati per produrre energia elettrica. Secondo recenti dati, infatti, la produzione di energia partendo dalle biomasse evita l’immissione in atmosfera di circa 1,5 milioni di tonnellate di CO₂ se paragonata ai combustibili fossili. 

L'altro vantaggio riguarda i costi che sono nettamente più bassi rispetto ad altre energie rinnovabili che richiedono tecnologie particolari. Nel caso delle biomasse, infatti, vi sono solo i costi di trattamento della biomassa prima che il processo di combustione abbia inizio. 

Le biomasse, oltre all'energia elettrica e termica generano anche tutta una serie di prodotti utili e remunerativi come, per esempio, i fertilizzanti a basso prezzo.

Infine le biomasse riducono gli sprechi e aiutano anche a ridurre gli scarti migliorando, al tempo stesso, la gestione dei rifiuti agricoli, industriali e urbani.

Tra gli svantaggi, invece, figura sicuramente il fatto che il processo di combustione libera nell’aria emissioni inquinanti di CO₂. Questo, sebbene abbia effetti negativi decisamente minori rispetto ai combustibili fossili come abbiamo visto prima, la rende un’energia non al 100% pulita.

Inoltre va sottolineato il problema degli spazi poiché, a volte, vengono tolti dei terreni che potrebbero essere destinati a coltivazioni alimentari per poter coltivare, invece, i materiali destinati alle biomasse.

Le biomasse in Europa e focus sull’Italia

Parlando di numeri, secondo gli ultimi studi della Società di Ricerca sul Sistema Energetico Rse aggiornati al 2021, l'Italia riesce a produrre circa 4 TWh di elettricità e 86 TWh di energia termica l’anno. Numeri che, neanche a dirlo, potrebbero aumentare notevolmente, basti pensare a come sono cresciute in questi anni le foreste e, di conseguenza, i possibili materiali di scarto spesso non utilizzati.

Gli impianti a biomasse utili per trasformare gli scarti in energia, si trovano soprattutto nel Nord Italia e, nello specifico, in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. In Europa, invece, gli stati più avanzati nell'impiego delle biomasse sono il Regno Unito, la Finlandia e i Paesi Bassi.

Secondo dati più recenti, pubblicati a febbraio 2023 da Eurostat, invece, le biomasse stanno diventando fondamentali per il riscaldamento e il raffrescamento. Pare infatti che in termini assoluti, il consumo finale lordo di energia rinnovabile utilizzata per il riscaldamento e il raffrescamento in Ue provenga principalmente dalle pompe di calore e dalle biomasse. Nello specifico, si distinguono la Svezia con oltre due terzi (68,6%) dell'energia utilizzata derivante da fonti rinnovabili seguita da Estonia (61,3%), Lettonia (57,4%) e Finlandia (52,6%), tutti con un'ampia quota di energia proveniente proprio dalle biomasse.




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