L’UE integra la normativa Green Claims contro il greenwashing

Dopo l’approvazione dello scorso gennaio, l’UE adotta alcune novità che vanno a integrare la normativa che vieta il greenwashing. Ecco quali

Di Arianna De Felice

Normative - Pubblicato il 15-03-2024

Continua la lotta dell'UE contro le pratiche di greenwashing che coinvolgono sempre più aziende. In questi giorni, infatti, è stata approvata la direttiva sulle dichiarazioni ecologiche (in inglese Green Claims) che va integrare la normativa europea già adottata a gennaio 2024 e che vieta il greenwashing.

"È giunto il momento di porre fine al greenwashing. La nostra posizione pone fine alla proliferazione di dichiarazioni ecologiche fuorvianti che hanno ingannato i consumatori per troppo tempo. Faremo in modo che le aziende dispongano degli strumenti giusti per adottare pratiche di sostenibilità autentiche. I consumatori europei vogliono fare scelte sostenibili. Tutti coloro che offrono prodotti o servizi devono garantire che le loro dichiarazioni siano verificate scientificamente", ha detto il relatore della commissione per l'ambiente Cyrus Engerer.

La direttiva di gennaio

Il 17 gennaio 2024 l'UE ha approvato la direttiva che cerca di tutelare i consumatori da pratiche di commercializzazione ingannevoli aiutandoli a compiere scelte di acquisto consapevoli. 

Per farlo la legge ha aggiunto all'elenco UE delle pratiche commerciali vietate una serie di strategie di marketing legate proprio al greenwashing tra le quali vi sono anche: l'etichettatura dei prodotti che non deve avere indicazioni ambientali generiche, la durabilità dei prodotti che deve essere ben visibile e il divieto di dichiarazioni che suggeriscono un impatto sull'ambiente neutro, ridotto o positivo in virtù della partecipazione a sistemi di compensazione delle emissioni. 

Gli aggiornamenti contro il greenwashing

La novità, adottata in prima lettura con 467 voti favorevoli, 65 contrari e 74 astensioni, obbliga le aziende a presentare prove a sostengo delle loro dichiarazioni di marketing ambientale prima di poter pubblicizzare i prodotti con definizioni quali "biodegradabili", "meno inquinanti", “a risparmio idrico” o “a base di materie prime biologiche”. Nello specifico, i Paesi dell'UE sarebbero chiamati a identificare i responsabili di tali verifiche per passare al vaglio l'uso di tali slogan, proteggendo gli acquirenti da pubblicità infondata e ambigua.

La novità prevede che le dichiarazioni e le relative prove debbano essere valutate entro 30 giorni mentre per le dichiarazioni e i prodotti semplici potrebbero beneficiare di una verifica più rapida.

Per il momento le microimprese non sarebbero coperte dalle nuove norme e le PMI beneficerebbero di un anno in più per conformarsi rispetto alle imprese più grandi. 

Tutte le imprese che non rispetteranno la direttiva potranno subire sanzioni quali l’esclusione temporanea dalle gare d'appalto pubbliche, la perdita dei propri ricavi e ammende pari almeno al 4% del loro fatturato annuo.

Ora il fascicolo sarà seguito dal nuovo Parlamento dopo le elezioni europee che si terranno dal 6 al 9 giugno 2024.

"Gli studi dimostrano che oltre il 50% delle dichiarazioni ambientali sono vaghe, fuorvianti o infondate. Non possiamo parlare di consumatori soddisfatti se ogni altra affermazione verde è falsa. Non possiamo parlare di parità di condizioni per i nostri imprenditori se alcuni attori di mercato stanno barando. Credo che la direttiva adottata oggi sia equilibrata: porterà chiarezza ai nostri consumatori ed è meno onerosa per i professionisti rispetto alla valutazione caso per caso", ha concluso il relatore della commissione per il mercato interno Andrus Ansip.


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